Diario Russo, di Anna Politkovskaja, è una preziosa testimonianza di avvenimenti politici successi in Russia dall’8 dicembre 2003 al 31 agosto 2005. Anna Politkovskaja riporta quotidianamente, su base rigorosamente documentaria, anni cruciali della storia russa contemporanea. Giorno per giorno, il lettore potrà leggere di come lentamente il potere politico si sia concentrato sempre di più nelle mani di Putin e dei suoi eletti. Attraverso questo diario quotidiano, Anna Politkovskaja denuncia in maniera piuttosto palese i giochi politici sporchi di Putin e la lenta morte della democrazia russa.
La prima parte del libro si focalizza sulla rielezione di Putin e copre fatti accaduti da dicembre 2003 a marzo 2004. Anna Politkovskaja ci racconta le elezioni pilotate della Duma con il marcato indebolimento di ogni partito in opposizione a Putin. Putin recita le sue interviste programmate parlando del nulla ed evitando risposte a domande scomode su argomenti cari al popolo russo. Evita di discutere il futuro della guerra in Cecenia, le indagini sull’attentato di Beslan, l’insabbiamento dell’inchiesta sull’eccidio al teatro Dubrovka, le riforme dell’esercito russo dove giovani reclute continuano a morire a causa dei soprusi dei loro superiori - tutte storie ampiamente coperte da Anna Politkovskaja nel suo primo libro La Russia di Putin. Il libero scambio di informazione inizia a tracollare proprio in questi mesi di votazioni, quando non viene data l’opportunità ad opponenti politici di apparire in televisione e le prime manifestazioni vengono violentemente sciolte dall’esercito russo.
Dopo le elezioni, il viaggio di Anna Politkovskaja nella Russia di ieri si sposta nella seconda parte del libro e diventa un flusso irregolare di fatti di cronaca ed eventi storici politici accaduti da aprile a dicembre 2004. Ogni singolo giorno vengono riportati rapimenti o omicidi violenti insabbiati per volere di Putin. Diventa evidente che le elezioni siano state uno scherzo e uno sfoggio di creatività nel creare voti inesistenti per Russia Unita e Putin. Anna Politkovskaja critica il potere ma anche l’incapacità di portare avanti un’opposizione e di uscire dall’apatia per protestare. L’unico partito politico che riesce a farsi sentire è il Partito delle madri dei soldati, che è riuscito a sopravvivere alle difficoltà burocratiche grazie alla disperazione che solo una madre che ha perso il figlio riesce ad avere. L’esercito russo viene descritto come un posto in cui qualunque persona normale ha paura di finire. E finché sarà così, i comitati delle madri potranno ambire all’immortalità. C’è molto ancora. L’esplosione della metropolitana di Mosca, il crollo del parco acquatico di Jasenevo, l’assassinio del presidente ceceno Achmat Kadyrov, e l’intervista al figlio violento e successore Ramzan Kadyrov sono solo alcuni dei tanti fatti politici di quel periodo.
Anna Politkovskaja riporta dettagliatamente di come, a seguito di attentati e torture rimasti impunite, si sia lentamente rafforzata la clandestinità in Cecenia e Inguscezia, e di come il popolo russo abbia iniziato a frammentarsi e diventare razzista nei confronti di minoranze etniche islamiche. È proprio su questo tema su cui si focalizza la terza parte del libro, che copre i fatti storici e politici da gennaio ad agosto 2005. Anna Politkovskaja si concentra sulle minoranze etniche e i poveri cittadini russi che subiscono gli abusi di potere dagli oligarchi e amici di Putin. La Legge 122 di quel tempo è l’esempio più lampante. Anna Politkovskaja critica estensivamente questa legge che monetizza i bonus sociali ai cittadini indifesi privandoli dell’assistenza economica di sussidi. Gli invalidi, i soldati, le donne incinte si sono visti privati dei loro diritti a medicine scontate, francobolli gratis, sostegno psicologico, e il congedo retribuito alla maternità. Per molti russi e eroi di guerra invalidi, il mancato risarcimento delle spese per i medicinali equivale ad una condanna a morte. Non ci sono proteste che tengano, persino gli scioperi della fame di tre settimane vengono ignorati da Putin. Un altro emendamento di quel periodo è l’articolo 10 della legge federale Sulla Difesa, che ha autorizzato le Forze Armate della Federazione Russa ad usare mezzi militari per contrastare l’attività terroristica. Anna Politkovskaja critica questo emendamento come un lasciapassare alla violenza gratuita sulle minoranze etniche da parte dell’esercito russo. Un poliziotto è infatti libero di giudicare criminale chiunque voglia e di usare tutti i mezzi a sua disposizione per eliminarlo.
Anna Politkovskaja, pur rimanendo estremamente oggettiva nel riportare i fatti storici, inserisce spesso commenti in corsivo. Sembra arrabbiata e delusa per l’apatia dei russi davanti a questi abusi. Afferma: “La miseria rende il popolo russo incapace di lottare per la sua democrazia. Finché non avremo tutti la pancia piena, la democrazia ce la possiamo scordare. D’altro canto, però, è difficile riempirsi la pancia in un sistema sociale non democratico”. Questo libro è il ritratto del funerale alla democrazia, proprio come è stato fatto a Južno-Sachalinsk dal movimento locale Per i diritti dell’uomo. Su una bella bambola ad altezza naturale rappresentante la giovane democrazia, gli attivisti hanno appeso i cartelli con gli ultimi provvedimenti anticostituzionali del potere, tra cui la legge 122. Il peso dei cartelli fa piegare la bambola, che viene deposta in un’autentica bara con la scritta “funerale della democrazia”. Le critiche di Anna Politkovskaja sono palesi, e questa volta, a differenza del suo primo libro, sono critiche dirette a Putin con descrizioni ovvie dei suoi abusi. Questo libro potrebbe essere una spiegazione implicita del suo assassinio rimasto impunito del 7 ottobre 2006.