La mia battaglia per la libertà e l’istruzione delle donne.
Questo libro è l’autobiografia di Malala Yousafzai, una delle tante giovani donne pachistane la cui quotidianità è stata profondamente colpita dall’arrivo dei talebani in Pakistan. Il 9 ottobre 2012 è il giorno in cui la vita di Malala cambia per sempre e in cui, a soli quindici anni, diventa il simbolo universale della lotta per il diritto all’istruzione delle donne. Il libro si sviluppa attorno a questo terribile giorno, ed è diviso in due parti. Nella prima metà, la voce di Malala descrive la sua vita da bambina nella meravigliosa Valle dello Swat, dove è nata e cresciuta. La sua famiglia supporta ugualmente i diritti suoi e dei suoi due fratelli, e considera sacra l’istruzione per tutti i bambini. Malala cresce infatti educata tra i banchi di scuola assieme alle sue amiche e affascinata dalle attività del padre. Il padre è un personaggio molto importante per Malala nella sua lotta per l’istruzione contro i talebani. Le fa conoscere il mondo dei dibattiti politici e l’importanza dell’eloquenza, e le trasmette la passione di difendere fino all’ultimo il diritto fondamentale dei bambini all’istruzione. È infatti suo padre il fondatore della scuola nella Valle dello Swat, dove Malala e le sue amiche studiano passionalmente sfidandosi per diventare le più brave della classe in tutte le materie. Nella seconda parte, il libro racconta di come, a partire dal 2006, la vita in Pakistan cambia a seguito dell’arrivo dei talebani, e come questi impongono i loro valori con violenza, spesso arrivando a uccidere le persone che esprimono opposizione. Tra i vari cambiamenti, ordinano la chiusura delle scuole alle bambine e limitano la libertà personale di molte persone nei loro usi e costumi. Arrivano anche nella Valle dello Swat, dove però Malala e suo padre resistono e lottano contro le loro imposizioni e iniziano campagne politiche per proteggere le tradizioni della Valle dello Swat. Malala inizia anche a scrivere un diario per il BBC Urdu blog dove racconta i soprusi subiti e la sua voce si fa sentire anche a livello internazionale. Cresce la paura tra gli abitanti della valle, ma anche tra i membri della famiglia Yousafzai. Malala e suo padre non si fermano e tengono la scuola aperta nonostante le preoccupazioni della madre. I due continuano con le loro campagne di attivismo per mantenere i loro valori, e le loro voci prendono sempre più pericolosa attenzione pubblica. Malala continua anche a studiare e a sostenere gli esami a scuola, nonostante ormai sia diventato vietato per le bambine. Il 9 ottobre 2012 è il giorno del suo ultimo esame in studi pakistani. Si trova sul pullman della scuola con le sue compagne intente a discutere le domande dell’esame quando due uomini armati fermano il veicolo, entrano e chiedono “chi è Malala?” prima di aprire il fuoco. Da quel momento in poi, la vita di Malala viene stravolta. Un proiettile le attraversa la faccia dall’occhio sinistro traforandola fino alla spalla e mettendo in grave pericolo la sua sopravvivenza. I dottori si rendono conto che in Pakistan non ha alcuna possibilità di sopravvivenza e scatta una lotta contro il tempo per cercare una soluzione alla sua vita in bilico. Sfugge alla morte per un miracolo e grazie all’aiuto internazionale degli Emirati Arabi, che finanziano l’operazione, e dell’ospedale Queen Elizabeth a Birminghan, dove viene trasferita per gli interventi medici. Oggi, vive a Birminghan con la sua famiglia. Malala continua a lottare per il diritto fondamentale all’istruzione delle donne e la sua lotta è, purtroppo, lontana dall’essere conclusa. Alla domanda “chi è Malala?” a cui non era riuscita a rispondere sul pullman il 9 ottobre 2012, lei oggi risponde narrando la sua storia.