“Io sono qui per capire gli uomini, cosa pensa e cosa cerca un uomo che ammazza un altro uomo che a sua volta lo ammazza. Sono qui per provare qualcosa a cui credo: che la guerra è inutile e sciocca, la più bestiale prova di idiozia della razza terrestre. Sono qui per spiegare quanto è ipocrita il mondo quando si esalta per un chirurgo che sostituisce un cuore con un altro cuore; e poi accetta che migliaia di creature giovani, col cuore a posto, vadano a morire come vacche al macello per la bandiera. È da quando sono al mondo che mi rompono l’anima con la bandiera, la patria, in nome di queste sublimi sciocchezze mi impongono il culto di uccidere, essere uccisa, e nessuno mi ha ancora detto perché uccidere per rapina è peccato, uccidere perché hai un’uniforme è glorioso.”
Nel novembre del 1967, la giornalista Oriana Fallaci parte per Saigon in qualità di corrispondente di guerra per la testata giornalistica L’Europeo. Cerca risposte a quesiti importanti, tra cui la domanda posta dalla sorellina Elisabetta: “Che cos’è la vita?”, a cui non aveva saputo dare risposta. Appena atterrata a Saigon, la Fallaci viene investita da una realtà crudele, violenta e ipocrita di cui riporta i dettagli in forma di diario giornaliero. La giornalista scambia opinioni di guerra con altri giornalisti della Agence France Presse e parte insieme a militari per testimoniare le atrocità commesse tra Americani e Viet Cong. La battaglia di Dak To è la sua prima esperienza di guerra e ne riporta tutti gli orrori e sentimenti di rabbia e paura. L’attacco americano alla Collina 875 era allora l’obbiettivo militare più importante e costò la vita a innumerevoli giovani soldati americani. La Fallaci sottolinea l’assurdità della guerra: 358 giovani reclute persero la vita conquistando la collina nel terrore più assurdo, e poi, una volta conquistata, la collina venne abbandonata con indifferenza.
“Passano i secoli, i millenni, diventiamo sempre più bravi a inventare le macchine, a volare più lontano e più in alto, eppure restiamo le squallide bestie che non sapevano accendere nemmeno un fuoco, rotolare una ruota. Tutto quello spreco di ingegno per sbarcar sulla Luna, perché? E se ne usassimo un poco, di quel grande ingegno, per non ammazzarci, per non distruggere le nostre città?”
La giornalista riporta interviste condotte con generali e prigionieri. Per esempio, incontra Nguyen Van Sam, terrorista che ha attuato ventinove attentati, e discute con lui del senso della vita e della paura di morire soli e anonimi. Ottiene un incontro con il generale vietnamita Nguyễn Ngọc Loan, con cui discute di filosofia e ideali politici. Intervista la Venerabile Madre Thich Nhu Hué circa il rituale buddista di farsi bruciare vivi come segno di protesta alla guerra. In un reportage unico, Oriana Fallaci traduce due diari, trovati dagli americani, di due caduti del Vietnam del Nord. Infine, aiuta il generale americano Pip a ritrovare un pezzo della sua memoria perduto durante i combattimenti. A tal fine, intervista molti soldati e ritrova il pezzetto di memoria di Pip, ma lo butta via nella speranza di proteggerlo da ulteriore dolore. Nel corso di un anno, la giornalista tornerà in Vietnam per ben tre volte, sempre alla ricerca di qualcosa. Più passa tempo in Vietnam, più assiste ad atrocità, perde amici e perde speranza nell’uomo. Arriva a recitare l’atroce preghiera: “Padre nostro che sei nei Cieli dacci oggi il nostro massacro quotidiano, liberaci dalla pietà, dall’amore, dalla fiducia nell’uomo, dall’insegnamento che ci dette tuo Figlio. Tanto non è servito a niente, non serve a niente. A niente e così sia.” Oriana Fallaci lascia il Vietnam in maniera definitiva nel 1968, delusa, amareggiata e persa. Va in Messico per documentare una rivolta studentesca. Lì, viene coinvolta nel massacro degli studenti avvenuto durante le Olimpiadi, nell’ottobre del 1968 a Tlatelolco, un quartiere di Città del Messico. Proprio qui, mentre viene colpita da una raffica di mitra e la sua vita viene messa a repentaglio, ritrova l’amore per gli uomini e la risposta da dare alla sorellina Elisabetta.
Niente e così sia è un saggio biografico sulla guerra del Vietnam. Oriana Fallaci scava nella vita delle persone che incontra, cerca di capire l’uomo, lo ama e lo odia, e va oltre. Descrive in maniera pungente, spavalda e senza scrupoli le atrocità e l’incoerenza umana. Giudica e perdona. Impara ed insegna ad amare la vita.